Viaggiare nel Rispetto

RispettoChe cos’è il RispettoRispettare vuol dire dimostrare stima per qualcuno. Detto ciò, saremmo naturalmente portati a pensare che dovrebbe essere una cosa naturale, che sia opportuno rispettare gli altri, che il rispetto è alla base di una società sana.

Sono tutte belle parole, ma i fatti sono altri. Alla fine dei conti, infatti, il rispetto viene applicato sempre a livelli diversi. Che sia Italia o Estero, il concetto non cambia: tendiamo a mostrare rispetto solo in base alla concezione che noi abbiamo nei confronti della persona (o cosa) da rispettare.

In Italia si tende ad avere uno scarso rispetto per le regole, interpretandole secondo canoni di giudizio diversi e in base alle singole situazioni. Un semaforo arancione, per esempio, può essere considerato un verde un po’ maturo o un rosso acerbo, e questo non solamente sulla base del tempo trascorso nel suddetto stato cromatico, ma anche in base alla tipologia dell’incrocio, ora del giorno, condizione del traffico, presenza o meno di pedoni pronti ad attraversare, presenza o meno di Photored o di qualcuno che possa somigliare ad un membro delle forze dell’ordine, ecc. Interpretazione, appunto, delle regole. Che porta ad un concetto diverso di rispetto, e sulla base del momento e della condizione.

Le regole sono qualcosa di diverso dalle persone. Per quale motivo, allora, non dovremmo rispettare gli altri? Le cause possono essere innumerevoli ma, spesso, è per ragioni di interesse. Se una carenza di rispetto verso qualcuno può donarci beneficio, saremo tentati dall’avere qualche scrupolo in meno. La carenza di rispetto è dunque spesso legata ad un vantaggio personale. A volte è solo una forma di sfogo psicologico, in quanto non rispettare un’altra posizione ci erige su una sorta di piedistallo. Ci sentiamo migliori, più forti, più importanti. Umiliare qualcuno per sentirsi migliori. Dimostrando, invece, debolezza.

La mancanza di rispetto più grave, però, è quella verso sé stessi. Non rispettarsi vuol dire mettersi in condizioni estreme, negative, di disagio. Farsi maltrattare è una mancanza di rispetto verso sé stessi, così come lo è il compiere azioni ben lontane dalla propria moralità e dalla propria filosofia di vita. Mettersi gratuitamente in pericolo è un modo di non avere rispetto per la propria salute e incolumità, nonché per i sentimenti delle persone che ci vogliono bene o che hanno bisogno di noi.

Spesso si crea una situazione di mancanza di rispetto proprio chi, nella propria vita, ha dovuto subire violenze (fisiche o psicologiche) e si è abituato ad una costante condizione di mancanza di rispetto. Come se l’umiliazione sia una forma di normalità, come se si debba provare quella sensazione negativa allo scopo di sentirsi accettati. Come se si debba giustificare a sé stessi la propria mediocrità, quasi per affrancare gli altri dal modo in cui si comportano.

A volte, invece, la mancanza di rispetto verso sé stessi o verso gli altri deriva da un disagio psicologico personale. Ci sentiamo male, non siamo sereni e, come risultato, maltrattiamo tutti coloro che ci vogliono bene. Anzi, più ci rispettano, più li maltrattiamo, come se volessimo dimostrare loro di non meritare tale rispetto, di esserne anche innervositi in quanto non riteniamo di esserne degni. Alias, mancanza di amor proprio, o di rispetto, che dir si voglia.

Ma come si può credere di riuscire a rispettare gli altri se non si rispetta sé stessi?

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